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L'ottava nota

Storia dell’Inno d’Italia

Chi scrisse l’Inno d’Italia? Risposta ovvia: lo studente e patriota genovese Goffredo Mameli (1827 – 1849). In realtà Goffredo Mameli scrisse il testo, chi lo musicò fu il compositore e patriota  Michele Novaro (1818 – 1885), anch’esso genovese, nel 1847. Divenuto molto popolare durante il Risorgimento, non fu dichiarato subito Inno Nazionale, infatti dopo l’unità d’Italia, nel 1861, quale inno del Regno d’Italia fu scelta la Marcia Reale di Casa Savoia. Solo nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale, quando l’Italia divenne Repubblica, venne scelto l’Inno di Mameli come inno nazionale provvisorio. Nel 2017, finalmente, Fratelli d’Italia diventa ufficialmente il nostro canto. Alcuni, fra i quali Giosuè Carducci, sostengono che il testo fu scritto l’8 settembre 1847, altri il 10. Composto a Genova in occasione di una protesta sulle riforme e sulla guardia civica, Mameli inviò il testo a Torino al maestro Novaro, che lo musicò il 24 novembre dello stesso anno. La prima dell’inno avvenne il 10 dicembre 1847 nel quartiere genovese di Portoria in occasione della commemorazione della rivolta contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca. Lasciamo allo stesso Novaro la descrizione della genesi musicale dell’inno: «[…] Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all’inno, mettendo giù frasi melodiche, l’un sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po’ in casa Valerio [Lorenzo Valerio (1810 – 1865), patriota. N.d.R.], ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c’era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d’un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l’originale dell’inno Fratelli d’Italia […]». Alcune fonti sostengono che Goffredo Mameli, per la composizione del testo, si sia ispirato alla Marsigliese francese e al motto Liberté, Égalité, Fraternité. Curioso notare che per la musica della Marsigliese fu usato il Tema e variazioni in do maggiore di un italiano, Gian Battista Viotti (1755 – 1824).

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